I benefici dell’allattamento esclusivo sul corretto sviluppo del bambino e sulla prevenzione di numerose malattie sono da tempo riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che considera l’allattamento uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale. L’OMS raccomanda l’allattamento in maniera esclusiva fino al compimento del sesto mese di vita. È importante, inoltre, che il latte materno rimanga la scelta prioritaria anche dopo l’acquisto di alimenti complementari, fino ai due anni di vita ed oltre, e comunque finché mamma e bambino lo desiderino. L’allattamento materno rafforza e consolida il legame del neonato con la mamma, fornendo al neonato un’alimentazione completa (benefici nutrizionali). Il latte materno inoltre protegge il neonato dalle infezioni (grazie anche al ruolo svolto dal colostro) e porta comprovati benefici alla salute della mamma. L’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell’infanzia, dal canto suo ricorda che la diffusione dell’allattamento potrebbe evitare ogni anno nel mondo la morte di 1,4 milioni di bambini. L’allattamento è quanto di più naturale potrebbe esistere. Per il bambino è una competenza innata mentre per la madre si tratta di una competenza per cultura, attraverso l’osservazione di altre donne che allattano. Conoscere e mettere in pratica alcune semplici regole aiuta a offrire i maggiori vantaggi al bambino e a risparmiare molti disagi alla mamma. Ecco le più importanti:
- allattare il bambino “a richiesta”, senza seguire orari rigidi: in media, nei primi mesi i bambini poppano 8-14 volte al giorno, ma c’è una grande variabilità tra un bimbo e l’altro. Questo tipo di richiesta è normale e richiede modi per far fronte alle esigenze del piccolo tenendo conto dei bisogni di mamma e papà;
- controllare la posizione e l’attacco al seno del bambino: è utile soprattutto per la mamma, per prevenire dolore ai capezzoli, ingorgo, mastite, evitare di staccare il bambino dal seno prima che abbia finito. È da considerare superata e inappropriata l’indicazione di attaccarlo 10 minuti per parte. Non serve forzarlo: è il bimbo ad avvertire quando è sazio. È bene lasciare che il bambino poppi da un lato finché ne ha voglia: in questo modo riceverà anche la parte più grassa di latte che è proprio alla fine della poppata. Se avvertirà ancora fame, gli si offrirà la seconda mammella. Staccare il bambino dal seno prima che abbia finito può anche avere controindicazioni per la mamma, favorendo la comparsa di ragadi;
- non dare al bambino altri alimenti oltre al latte materno per i primi sei mesi compiuti: non ha bisogno neanche dell’acqua. In questa fase della vita, infatti, quando avverte la sete si attacca al seno prendendo quello che viene definito il “primo latte”, meno grasso e più ricco di acqua e zuccheri. È importante essere consapevoli che l’uso di tettarelle artificiali, biberon e ciucci, soprattutto nei primi mesi di vita può interferire con l’allattamento;
- non lavare il seno prima e/o dopo ogni poppata: il seno è provvisto di ghiandole che provvedono a una disinfezione naturale dell’areola. Non sono necessari particolari prodotti per la pulizia: è sufficiente la normale igiene della mamma;
- durante l’allattamento la mamma può mangiare ciò che desidera;
- evitare fumo e alcol;
- per gestire la richiesta del bambino e le poppate notturne è consigliato mettere il bambino nella stanza con mamma e papà: dopo la poppata è sconsigliato mettere a dormire il bambino direttamente nel lettone dei genitori in quanto aumenta il rischio di SIDS (Sindrome della morte improvvisa infantile).
I PRIMI GIORNI DI ALLATTAMENTO
L’abitudine all’allattamento si costruisce fin dai primi momenti di vita del bambino. Per questa ragione, subito dopo il parto si mette il neonato in contatto immediato e prolungato con la madre, “pelle a pelle”. Anche se appena nato, il bambino è in grado di trovare da solo il seno e di succhiare. L’attacco precoce e prolungato al seno è un fattore predittivo importante della durata e dell’esclusività dell’allattamento.
Dal colostro al latte maturo
Il seno si prepara alla produzione di latte già durante la gravidanza: grazie ai cambiamenti ormonali che avvengono in questo momento, il seno cambia, aumenta di volume e si prepara a quando arriverà il nuovo arrivato. Durante la gravidanza tutto è sotto il controllo di una danza ormonale: dopo il parto, i livelli di progesterone diminuiscono con l’espulsione della placenta e ciò induce la produzione di latte da parte della mammella. È la lattogenesi II in cui si producono piccole quantità di un latte calorico e digeribile, ricco di immunoglobuline e oligosaccaridi, chiamato colostro, un latte molto particolare, un concentrato di cellule, fattori protettivi ed energia che aiuterà il neonato a traghettare dalla placida vita fetale, dopo la placenta pensava a nutrirlo e a respirare, all’autonoma vita extrauterina. Nei primi giorni dopo il parto si trova la produzione di colostro, un liquido giallognolo, ricco di proteine, minerali e vitamina A ed anticorpi (immunoglobuline). Dopo i primi giorni di allattamento, il colostro si trasforma in latte maturo che è più ricco di grassi, carboidrati e vitamine del complesso B. La composizione del latte cambia con il passare dei mesi soprattutto per la progressiva sostituzione delle proteine. Variazioni si osservano anche nell’arco della giornata e anche durante la singola poppata. All’inizio di ogni poppata, per esempio il latte ha meno grassi, che invece aumentano fino alla fine della suzione, dando al lattante un senso di sazietà. In tutti i casi in cui è possibile, il bambino va allattato in maniera esclusiva per un periodo di almeno sei mesi, e comunque fino a quando la madre ed il bambino lo desiderino.
Allattamento al seno: i benefici per mamma e bambino
I benefici per il neonato
E’ fondamentale ricordare che allattare al seno è una scelta consigliata, non obbligatoria. Allattare al seno è una scelta che avrà effetti anche a lungo termine sulla salute del bambino e della sua mamma, ma è anche una scelta di grande impegno. Pertanto, è importante costruirsi una rete di sostegno ancor prima che il bimbo nasca, che coinvolga le persone della famiglia: in particolare, il papà ha un ruolo importante per sostenere la madre sia in ospedale sia al momento del ritorno a casa. Il latte materno è un alimento vivo, unico e completo, con molte qualità:
- capace di soddisfare velocemente sete e fame del neonato;
- sempre pronto all’uso;
- sempre alla giusta temperatura;
- utilizzabile in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
È economico, digeribile e adatto ai fabbisogni del bambino in ogni momento della giornata e in differenti condizioni di vita. Assumere latte materno offre al neonato molti benefici:
- riduce il rischio di avere problemi come asma, allergie, malattie infettive e anemia;
- favorisce la sopravvivenza nei prematuri.
Ha effetti anche a lungo termine: un bambino allattato al seno avrà un rischio molto inferiore di sviluppare malattie non solo durante la prima infanzia, ma anche durante lo sviluppo ed in età adulta.
I vantaggi per la mamma
Allattare è sicuramente un grande e faticoso impegno, perché impegna tutti i giorni 24 ore su 24, ma che può dare grandi soddisfazioni. Alcuni vantaggi per la mamma sono, ad esempio:
- consente un più rapido recupero delle condizioni fisiologiche uterine pre-gravidanza, grazie alla suzione: più il bambino succhia più aumentano i livelli di ossitocina, l’ormone che fa ‘contrarre’ l’utero;
- permette alla mamma di tornare più velocemente al suo peso forma: la produzione di latte rappresenta un dispendio energetico notevole, per cui i chili presi in gravidanza vengono persi più facilmente. I grassi accumulati durante i 9 mesi di gestazione vengono infatti utilizzati per la produzione del latte;
- protegge dall’osteoporosi;
- offre alla mamma minor rischio di sviluppare tumore al seno e alle ovaie;
- contribuisce al benessere psicologico e fisico della mamma e del neonato in quanto migliora il rapporto madre-bambino in un momento molto delicato, il post-parto.
Cosa mangiare e bere quando si allatta
La quantità di latte materno che una mamma produce può arrivare a 700-800 ml al giorno: bastano poco più di 500 Kcal in più nella dieta di ogni giorno per coprire questo dispendio energetico. La donna che allatta non necessita di una dieta specifica: ogni madre può alimentarsi secondo le proprie abitudini alimentari, con una dieta varia, ricca di frutta e verdura, senza la necessità di introdurre eccessive quantità di calorie e liquidi. Non ci sono cibi che ‘fanno male al latte’: ogni cultura e tradizione porta le mamme ad alimentarsi in modo differente, senza alterarne la composizione e mantenere un adeguato apporto nutrizionale al proprio bambino. Solo gravi stati di denutrizione, infatti, modificano la produzione del latte materno. Nonostante questo, esistono alcune sostanze che, se introdotte in una certa quantità nella dieta materna, sono in grado di riflettersi nella composizione del latte: una di queste è l’acido docosaesaenoico (DHA), un acido a lunga catena polinsaturo, importante per la costituzione delle membrane cellulari, contenuto in quantità importanti nel pesce azzurro, nello sgombro, nel salmone. Per quanto riguarda l’idratazione, durante l’allattamento, il corpo assume la quantità di acqua che l’organismo richiede. Spesso osservando le mamme che allattano vedrete accanto una bottiglia di acqua dissetante: il centro della sete fa il suo lavoro!
Allattamento al seno: a richiesta o a orario?
Ogni madre produce la quantità di latte capace di soddisfare i bisogni del suo bambino: già dalla nascita, il meccanismo di domanda e offerta è quello che regolerà la produzione di latte. Il seno produrrà tanto più latte tanto più frequentemente verrà svuotato: tanto più rimarrà pieno, tanto più ciò rallenterà la produzione. Questo accade perché una piccola molecola proteica si accumula nel seno quando non viene svuotato, il cosiddetto FIL o fattore inibente, che ne regola la produzione. Pertanto, ormai l’allattamento a orario non ha un senso dal punto di vista del normale comportamento della produzione di latte. Si parla invece di allattamento responsivo, in cui mamma e bambino arrivano ad una sintonia per cui imparano a rispondere ai bisogni reciproci. In tal modo, un neonato popperà nelle prime 3-4 settimane almeno 8-12 volte al giorno; d’altra parte, nel suo mondo intrauterino, l’alimentazione era ‘in continuum’! Ci sono però bambini che non sanno far valere le proprie ragioni: in questi casi è importante leggere i cosiddetti ‘segnali di fame’ ed eventualmente sollecitarli, mettendoli a contatto ‘pelle a pelle’, soprattutto se sono un poco piccoli o nati qualche settimana prima del tempo.
Come gestire dolori e fastidi al seno durante l’allattamento
Provare dolore mentre si allatta non è mai da considerarsi normale. All’inizio dell’allattamento il seno può essere più delicato soprattutto in alcune situazioni, ma il dolore o il fastidio all’attacco del bambino andrà rapidamente scomparendo durante la poppata stessa. Se il dolore persiste, occorre sempre valutare come il piccolo si attacca: spesso un attacco non adeguato può essere fonte di dolore o traumi al capezzolo. Gli operatori sanitari possono aiutare le madri a trovarne le cause, sia nei primi giorni dopo la nascita, sia nelle settimane dopo la nascita, per escludere anche infezioni batteriche o micotiche.
Fonte:
Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/portale/allattamento/menuContenutoAllattamento.jsp?lingua=italiano&area=allattamento&menu=comefare
I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato https://www.hsr.it/news/2023/giugno/allattamento-seno-cosa-sapere

